venerdì 3 luglio 2015

Come si costruisce un allarme sociale sulla "teoria gender" - Di Alberto Pellai (per gentile concessione)

Riporto di seguito un articolo scritto da Alberto Pellai, noto psicologo e autore di molti libri di successo sull'educazione dei figli.

Segnalo in poche righe una più approfondita, ma breve, biografia di Alberto Pellai (potete saltarla a pie' pari e andare direttamente all'articolo):
Alberto Pellai è un medico, esperto di prevenzione in età evolutiva, psicoterapeuta dell’età evolutiva che lavora come ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Università degli Studi di Milano, presso la quale è docente in molti corsi di Laurea della Facoltà di Medicina. Dirige la collana "Educazione alla Salute" presso la casa editrice Franco Angeli (venti i titoli già inseriti in collana), la collana di Narrativa Psicologicamente Orientata per bambini “Parlami del cuore. Le favole di Alberto Pellai” presso la casa editrice Erickson (cinque titoli già pubblicati), la collana “Cantami del cuore” in collaborazione con lo Zecchino d’oro presso la casa editrice Erickson (due titoli già pubblicati), la collana “Le storie del Fantabosco” in collaborazione con il team di autori della Melevisione presso la casa editrice Erickson (due titoli già pubblicati) e la collana I libri del papà presso la casa editrice SanPaolo (3 titoli già pubblicati, 1 in corso di pubblicazione).


Come si costruisce un allarme sociale.

 Buona fede o manipolazione delle notizie?

Ieri a commento del mio post in cui rilanciavo ciò che Maria Pia Veladiano ha scritto a proposito dell’allarme diffuso tra i genitori sul pericolo che la teoria del gender “colonizzi” anche le nostre scuole, una mamma ha linkato un video francese intitolato “Il/elle” scrivendo così:
“Vi allego un link di un video che a quanto pare gira nelle scuole francesi. Premetto che non ho una buona padronanza del francese, ma onestamente mi sembra un po' fuorviante. Non sembra essere un video contro gli stereotipi di genere ( la danza è per le femmine, il calcio per gli uomini e via dicendo) ma sembrerebbe proprio comunicare che al di là del sesso biologico ciascuno è libero di identificarsi in ciò che vuole e in ciò in cui si sente più a suo agio....spiegatemi perché sono un po' confusa..”
Io ho pensato che la richiesta di questa mamma fosse legittima. Mi sono chiesto: Ma è possibile che nelle scuole francesi mostrino ai bambini un video in cui si comunica questo messaggio? Perciò sono andato sul link che la mamma ha postato. 
Partiamo dal titolo, scelto per diffondere questo video: Ecco il video shock che mostrano nelle scuole francesi. C’è da dedurre che il video che andremo a vedere è stato scelto da qualche ente/istituzione/associazione per la diffusione nelle scuole d’Oltralpe. 
L’approfondimento che segue il titolo è questo: Bambini che si mettono il rossetto e bambine che si fanno la barba. Ecco come vengono educati e cresciuti i bambini francesi. A quell’età non si ha lo spirito critico per giudicare ciò che è giusto e ciò che non lo è. Inoltre gli insegnanti rappresentano l’autorità e sono le figure di cui i bambini si fidano di più. Ma che insegnamenti sono questi? Come può essere giusto far credere il contrario della realtà? E infatti le persone crescono sempre più alienate
In effetti, c’è da preoccuparsi in base a quanto viene detto in questa presentazione. Perciò, decido di visionare il video e di capire meglio. 
E qui prima sorpresa: non mi compare un video, ma l’Onorevole Roccella, in primo piano che ci dice che ci farà vedere un ” un video francese che è stato diffuso nelle scuole in Francia ed è stato poi ritirato per proteste dei genitori. E’ importante vederlo perché dice molto di quello che ci aspetta anche in Italia sul piano dell’educazione e di quello che sta avvenendo nelle scuole.” Aggiunge: “A che cosa serve introdurre nelle scuole un video di questo genere? ….serve ad altro, serve a distruggere l’idea stessa della differenza sessuale. E anche tutto quello che si fonda sulla differenza sessuale….. Noi forse siamo riusciti a fermare questo percorso per adesso. …….. Questo è il futuro che ci aspetta se non siamo vigili”. 
A questo punto decido di vedere il video. A me personalmente non piace. Però rimango colpito. Il video è incredibilmente artigianale. Il testo viene letto in modo alquanto impreciso da due giovani voci. Tutto sembra – in termini tecnici – di basso profilo. “Strano – mi dico – un video nazionale diffuso in tutte le scuole, realizzato con questa superficialità e approssimazione”.
Per cui vado su google e scrivo cinque parole chiave: il, elle, video, genre, ecole (ovvero il titolo del video stesso, la parola video e i termini genere e scuola in francese).
Non trovo nessuna notizia che parli dell’utilizzo di questo video a livello nazionale. Trovo però un link che ne spiega la storia. E che dice che:

- Il video in questione non è mai stato mostrato in nessuna scuola francese, bensì è il prodotto di un progetto di classe, realizzato in una scuola secondaria francese da parte di una classe che ha letto il racconto “Il/Elle” tratto dal libro “Histoires Pressees” di Bernard Friot, un autore molto amato dai ragazzi e tradotto anche in Italia con grande successo. Soprattutto, un autore con un forte impegno sociale, che scrive storie brevi ma molto suggestive con l’obiettivo di “attrarre” alla lettura anche i ragazzi che non la amano molto. 
- Il video è poi stato caricato dalla stessa scuola su Youtube, al termine del progetto scolastico.
- Da youtube, il video è stato preso da un movimento contro l’ideologia gender e diffuso a livello nazionale, con l’intenzione di provocare una reazione negativa nei confronti di detta ideologia
- Quindi, stando a questa dichiarazione, qualcuno ha preso questo video, senza chiederne l’autorizzazione a nessuno, e lo ha “lanciato” nell’arena del dibattito pubblico sull’educazione al gender, con l’intenzione di causare uno scandalo nazionale (cosa che in parte si è verificata)
- Il Preside della Scuola in cui il video è stato girato ha denunciato la cosa, ritenendo molto scorretto che un video, prodotto dagli studenti, venisse usato in questo modo, raccontato con modalità completamente differenti rispetto a come era nato e strumentalizzato, in modo incurante dell’eventuale danno che ne avrebbero potuto subire gli studenti che lo avevano prodotto. Tra l’altro, il preside giustamente fa notare che era suo dovere proteggere i due giovani studenti protagonisti del video, che quando lo hanno girato volevano solo essere protagonisti di un progetto scolastico e non di uno scandalo nazionale, montato ad arte, senza che nessuno li avesse interpellati a proposito.
Ora ecco i punti sui quali vi invito a riflettere:
- Questo non è un video mostrato nelle scuole. Questo è un video prodotto da una classe in un proprio progetto pedagogico. Gli unici che lo hanno mostrato a tutto il mondo sono coloro che non vogliano che cose del genere vengano mostrate. E’ paradossale che gli unici grandi diffusori di un video considerato non educativo siano proprio quelli che lo contestano.
- “Dobbiamo tutelare i nostri figli”: questo è uno degli slogan più ricorrenti utilizzato dai movimenti “no gender”. E allora perché creare un caso nazionale – ora divenuto addirittura internazionale – esponendo studenti ignari di tutto (che tra l’altro sono dei minori) - al centro di un caso in cui la vera vittimizzazione secondo me non è quella legata all’aver girato il video, ma quella associata all’averlo reso pubblico in modo puramente strumentale.
- Perché partendo da questo video, tutte le notizie diffuse dal movimento “no gender” parlano di strategie nazionali, video mostrati nelle scuole francesi, con sottolineatura della parola “shock” in ogni titolo? A quanto comprendo in nessuna scuola questo video è stato mostrato da docenti e enti formativi, mentre a tutto il mondo questo video è stato mostrato dai movimenti “no gender”.
- Infine, perché partendo da una falsa notizia, noi veniamo invitati a vedere un video “shock” (che tale non è) e quando arriviamo sul video, in realtà assistiamo ad un discorso di alcuni minuti di un politico che ci dice un bel po’ di bugie, visto che tutte le sue affermazioni che vi ho riportato all’inizio di questo post sono completamente infondate alla luce dei fatti che ho raccolto con una semplice ricerca su Google.
Queste le mie conclusioni:
- Ho voluto approfondire in modo sistematico una notizia che mi era stata comunicata da una lettrice della mia Pagina Facebook. Scoprendo che il suo allarme è un allarme generato non dalla realtà dei fatti, ma dal modo in cui certi fatti vengono raccontati, al solo scopo di creare allarme.
- Invito, in questo dibattito, a non usare più dei “microeventi” manipolati rendendoli “macro”, con un processo di generalizzazione che dice: guardate in Francia che cosa succede (facendo immaginare che l’intera nazione è attraversata da una situazione che si è verificata, in realtà, in una singola scuola)
- Infine, mi chiedo: perché una figura pubblica, con cariche politiche, lancia un allarme nazionale partendo da un fatto che non ha avuto nemmeno la pazienza di approfondire e verificare? Perché continuano tutti a generare allarme su qualcosa che è “enorme” nella mente di pochi, ma che – con queste strategie di comunicazione – sta diventando una immensa follia nella mente di molti? 
Io – e lo ribadisco – sto partecipando a questo dibattito pubblico semplicemente perché, alla luce di questo modo di comunicare la cosiddetta teoria del gender – sto constatando che sempre più scuole, docenti e genitori bloccano qualsiasi azione di educazione emotiva, affettiva e sessuale di cui credo invece ci sia un enorme bisogno. E mi sembra che molti “autorevoli” esponenti pubblici di questa battaglia lo facciano ricavandone grande notorietà e vantaggi, anche in ambito politico. Ma che non siano davvero interessati a comprendere cosa serve ai nostri figli. Bisognerebbe studiare un po’ di più, urlare un po’ meno, parlare più a lungo con persone che da decenni svolgono questo mestiere – ovvero sono educatori pieni di passione e di amore per i bambini, per la famiglia, per il bene di tutti. E che oggi vengono invece denigrati e additati come corruttori dell’umanità.
Che tristezza!
Se il caso vi sembra interessante, diffondete questo post. Io non diffondo il video Il/elle, perché trovo giusto tutelare i ragazzi che lo hanno girato. Però vi propongo la lettura dell’articolo che spiega come ha reagito il preside della scuola in cui quel video è stato girato. Spero serva ad appassionarci tutti, un po’ di più e un po’ meglio, alla verità. E’ in francese. Ma tradurlo è lo sforzo da fare per sapere la verità.

Di seguito trovate il rimando alla pagina Facebook di
 Alberto Pellai:


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