venerdì 28 novembre 2014

“Bisogna saper perdere”!


Di Patrizia Benevenga, docente di scuola primaria


“Bisogna saper perdere”! 

La mia affermazione non nasce dal nulla, ma dalla sana consapevolezza che mio figlio NON sa perdere e NON vuole perdere! La sconfitta davvero non la digerisce: la delusione di un cattivo risultato gli genera inevitabilmente un senso di rabbia e di rifiuto.

E “BISOGNA SAPER PERDERE” è altresì il capitolo del libro
“Giocare con…    giochi ed idee originali per le attività motorie dai 4 ai 12 anni”, che stamattina ho volentieri rispolverato dal mio archivio per cominciare a correre ai ripari…

“Sempre più spesso si sente parlare dei bambini che non giocano o non sanno più giocare, che sono aggressivi, che non riescono a capire ed adeguarsi alle regole e soprattutto, che trasformano la sconfitta in un vero e proprio dramma. […]
E’ un dato di fatto inconfutabile, i bambini non giocano, giocano poco o giocano in maniera innaturale!!! Le cause?”

Dedicato in particolare a coloro che operano nel settore dell’educazione motoria, il suddetto manuale suggerisce le soluzioni sia rispetto alla conduzione del gioco, sia rispetto alle paure dei bambini, nonchè rispetto all’ organizzazione. Dunque ne farò tesoro per il mio lavoro a scuola…
E il discorso è esteso a tutti: genitori chiamati in causa con il loro permissivismo e/o eccesso di affetto e/o pretese elevate; i mass media con gli stereotipi comportamentali che suggeriscono quotidianamente; ecc. ecc. Situazioni estreme che conosciamo già bene!
Certo, le cause, chissà… ogni bambino vive esperienze diverse ed ogni genitore è consapevole (lo spero!) dei propri errori.

 “E’ sempre più raro riuscire a lavorare con bambini sereni, non condizionati, spontanei, equilibrati”

Ecco, quando la maestra/il maestro ci dice che il bambino non sa giocare, non sa rispettare le regole, vuole primeggiare, è prepotente, oppure ci dice che mette il muso quando perde, si rifiuta di partecipare senza un motivo, ecc. ecc.  da genitore mi preoccuperei per due motivi: 1)il bambino sta vivendo un disagio e 2) difficilmente sarà accolto volentieri dagli altri.

La scuola non può sostituirsi a tutti i contesti vissuti dai bambini; s’impegna, ma non basta da sola, ad insegnare ad accettare ed elaborare l’ansia della sconfitta, a trasformarla in motivazione a lavorare di più e migliorarsi.

Fondamentale al giorno d’oggi, è ad esempio  frequentare un centro sportivo dove il bambino faccia esperienza di  relazione e confronto costruttivo con gli altri, di ascolto, di collaborazione, ecc. Ma dove la sconfitta deve essere vissuta come un evento probabile e la molla a lavorare al meglio delle proprie capacità.

Le parole sono belle. 
Pronunciamole ai bambini in discorsi semplici e di fiducia. 

P.B.

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